CTX - 02 - Concetti di Divisibilità


1 Informazioni Lezione

Data: [2018-05-08 mar]


In questa lezione sono stati introdotti i primi concetti collegati con la relazione di divisibilità, tra cui troviamo la divisione euclidea, il concetto di anello euclideo, il massimo comun divisore (M.C.D.) e una sua interpretazione come ideale. Continuando abbiamo discusso il concetto di elemento irriducibili e elemento primo, discutendo anche la relazione tra i due concetti. Infine, la lezione è stata terminata riportano una dimostrazione del Teorema Fondamentale dell'Aritmetica.

2 Divisibilità

In questa lezione consideriamo solamenti anelli \((A, +, \cdot)\) commutativi e unitari, ovvero insiemi in cui sono definite due operazioni \(+\) e \(\cdot\) con le seguenti proprietà:

  • \((A, +)\) è un gruppo abeliano

  • \((A, \cdot)\) è un monoide abeliano

  • \(\cdot\) è distributiva rispetto a \(+\)

Assumiamo anche la presenza di una relazione di divisibilità, definita come segue

\[\forall a, b \in A: a \mid b \overset{\,\,\Delta}{\iff} \exists c \in A: b = a \cdot c\]

Andiamo adesso a riportare una serie di risultati fondamentali riguardanti la relazione di divisibilità che andremmo poi ad utilizzare per studiare i concetti di irriducibilità e primalità.


2.1 Anelli Euclidei

Come prima cosa dimostriamo che in nell'insieme degli interi \(\mathbb{Z} = \{1, -1, 2, -2,...\}\) è possibile effettuare la divisione con il resto.

Teorema: Dati \(a, b \in \mathbb{Z}\), con \(b \neq 0\), esiste una unica coppia \(q, r \in \mathbb{Z}\) tale che:

\[a = qb + r \quad , \quad 0 \leq r < |b|\]

Dimostrazione: Siano \(a, b \in \mathbb{Z}\) con \(b \neq 0\). Spezziamo la dimostrazione in due casi, a seconda del valore di \(b\).

  • Se \(b > 0\), tramite il princio del minimo (PM) si dimostra che esiste un unico \(q \in \mathbb{Z}\) tale che

    \[qb \leq a < (q + 1)b\]

    posto \(r = a - qb\) si ha che \(0 \leq r < b\). Inoltre, dall'unicità di \(q\) ne consegue quella di \(r\). Abbiamo quindi trovato due interi \(q, r\) tali che

    \[a = qb + r \quad,\quad 0 \leq r < |b| = b\]

  • Se \(b < 0\), allora \(-b > 0\) e quindi ripetendo il ragionamento di prima troviamo \(q, r\) unici e tali che

    \[a = q(-b) + r \quad,\quad 0 \leq r < |-b| = |b|\]

    posto \(q' := -q\) abbiamo che \(q'\) e \(r\) sono i due numeri che vogliamo.

\[\tag*{$\blacksquare$}\]

Al posto di considerare anelli commutativi e unitari generali, ci concentriamo adesso sugli anelli euclideani, che intuitivamente sono anelli in cui esiste l'algoritmo della divisione euclidea.

Esempio: L'anello dei polinomi su un campo \(\mathbb{K}\), denotato con \(\mathbb{K}[X]\), è un anello euclideo in quanto siamo in grado di eseguire la divisione euclidea tra due polinomi \(f(x)\) e \(q(x)\), ottenendo altri due (unici) polinomi \(g(x), r(x)\), tali che

\[f(x) = q(x)g(x) + r(x) \quad,\quad r(x) = 0 \quad \text{oppure} \quad 0 \leq \text{degree}(r) < \text{degree}(g)\]


2.2 Massimo Comun Divisore

Definizione: Sia \(A\) un anello in cui è definita una relazione di divisibilità. Dati \(a, b \in A\), diciamo che \(d\) è il massimo comun divisore di \(a\) e \(b\), indicandolo con \(d = MCD(a, b)\), se valgono le seguenti condizioni:

  • \(d \mid a \quad , \quad d \mid b\)

  • \(\forall y \in A: (y \mid a \,\, , \,\, y \mid b) \Rightarrow y \mid d\)

L'idea, rappresentata dal nome stesso è che il massimo comun divisore \(d\) deve essere il numero più grande che divide sia \(a\) che \(b\). Nella definizione però, al posto di utilizzare la solita relazione \(\leq\) definita in \(\mathbb{N}\) (e trasportata in \(\mathbb{Z}\)) come concetto di grandezza, si utilizza direttamente la relazione di divisibilità \(\mid\). In questo modo è possibile estendere il concetto di massimo comun divisore anche in altri contesti, che magari non possono essere ordinati tramite \(\leq\).


2.2.1 MCD e Ideali

Andiamo adesso a vedere una particolare caratterizzazione del MCD che fa riferimento al concetto di ideale.

Definizione: Sia \(A\) un anello commutativo e unitario, un sottoinsieme \(I \subseteq A\) è chiamato \textit{ideale} se valgono le seguenti proprietà:

  • \(\forall x, y \in I: x + y \in I\)

  • \(\forall x \in I, \forall y \in A: xy \in I\)

Notiamo che ogni anello \(A\) ha almeno due ideali: l'insieme \(A\) stesso e \(\{0\}\). Questi ideali vengono detti ideali banali.

Dato un sottoinsieme \(X = \{x_1, x_2, ..., x_n\} \subseteq A\), viene denotato con \(I(X)\) l'ideale generato dagli elementi di \(X\). Tale ideale è anche caratterizzato come il più piccolo ideale \(I \subseteq A\) che contiene \(X\), \(I \supseteq X\). Utilizzando la definizione di ideale possiamo descrivere \(I(X)\) nel seguente modo:

\[I(X=\{x_1, x_2, ..., x_n\}) = \Big\{ \sum_{i = 1}^n x_ia_i : a_i \in A, \,\,\,\,i = 1, ..., n\Big\}\]

Certe volte scriveremo \((x_1, x_2, ..., x_n)\) per intendere \(I(\{x_1, x_2, ..., x_n\})\). L'ideale è quindi formato da tutte le espressioni della forma \(x_1a_1 + ... + x_na_n\), dove gli \(x_i\) sono fissati dall'insieme \(X\) mentre gli \(a_i\) variano nell'anello \(A\).

Esempio: Se \(A = (\mathbb{Z}, +, \cdot)\), allora

  • \(I(2) = \Big\{\sum_{i = 1}^i 2a_1 : a_1 \in \mathbb{Z}\Big\} = \{0, 2, -2, 4, -4, 6, -6, ...\}\)

  • \(I(2,3) = \Big\{ \sum_{i = 1}^i {2a_1 + 3a_2} : a_1, a_2 \in \mathbb{Z} \Big\} = \{0, 2, -2, 3, -3, 1, ....\}\)



2.2.2 Ideali Principali

Un ideale \(I\) viene detto principale se viene generato da un solo elemento \(p \in A\), ovvero se \(I = I(p) = (p)\).

Osserviamo ora che, se \(p \mid a\), allora \(I(a) \subseteq I(p)\). Infatti, se \(p \mid a\) allora \(a = ph\), e quindi \(\forall x \in I(a)\)

\[x = ac = (ph)c = p(hc)\]

e quindi \(x \in I(p)\).

Proposizione: Nell'anello \((\mathbb{Z}, +, \cdot)\), ogni ideale è principale.

Dimostrazione: Sia \(I \subseteq \mathbb{Z}\) un ideale, e sia \(p\) il più piccolo intero positivo contenuto in \(I\), \(p \in I\). Allora valgono le seguenti cose

  • \((p) \subseteq I\), in quanto \(p \in I\).

  • \(I \subseteq (p)\). Infatti, sia \(x \in I\). Dividendo \(x\) per \(p\), ottengo, unicamente, due interi \(q, r\), tali che \(x = qp + r\), con \(0 \leq r < p\).

    Notiamo adesso che, \(x \in I\) per assunzione, e che \(qp \in I\), per definizione di ideale e per il fatto che \(p \in I\). Ma quindi \(r = x - qp\) è anch'esso in \(I\). Utilizzando poi il fatto che \(r < p\), osserviamo che l'unico valore possibile di \(r\) è proprio \(0\). Se \(r\) non fosse 0, allora \(p\) non sarebbe l'elemento positivo più piccolo di \(I\), e quindi avremmo una contraddizione. Ma allora \(r = 0\), e quindi \(x \in (p)\)

Abbiamo dimostrato che \(I = (p)\) e quindi \(I\) è un ideale principale.

\[\tag*{$\blacksquare$}\]

In realtà questo risultato si applica a tutti gli anelli euclidei, e non solo a \(\mathbb{Z}\). Vale infatti il seguente teorema.

Teorema: Tutti gli anelli euclidei sono a ideali principali.



2.2.3 MCD come Ideale

Dati \(x_1, x_2, ..., x_n\), non tutti \(0\), sappiamo che \(\exists x \in \mathbb{Z}\), con \(x > 0\), tale che \((x) = (x_1, x_2, ..., x_n)\). In particolare questo \(x\) è l'elemento positivo più piccolo in \((x_1, ..., x_n)\). Vale la seguente caratterizzazione

\[x = MCD(x_1, x_2, ..., x_n)\]

andiamo a vedere brevemente il perché

  • Sicuramente \(x\) divide ogni \(x_i\). Infatti \(x_i \in (x)\), ovvero \(x_i = xh\) per qualche \(h \in \mathbb{Z}\). Ma quindi \(x \mid x_i\).

  • Se abbiamo un certo \(y\) tale che

    \[\forall i = 1,...,n : y \mid x_i \iff x_i = yh \iff x_i \in (y)\]

    e quindi \((x) = (x_1, x_2, ..., x_n) \subseteq (y)\), ovvero \(y \mid x\).


2.3 Numeri Coprimi e Identità di Bézut

Definizione: Due interi \(x, y \in \mathbb{Z}\) si dicono coprimi, o primi tra loro, se \(MCD(x, y) = 1\).

Intuitivamente due numeri \(x\) e \(y\) sono coprimi quando non condividono nessun fattore nella loro scomposizione in fattori primi. Ad esempio, \(5\) e \(14\) sono coprimi, perché \(5\) è primo e \(14\) può essere scritto come \(2 \cdot 7\).

Dati \(x, y\). supponiamo che \(MCD(x, y) = 1\). Utilizzando la nuova caratterizzazione del massimo comun divisore sappiamo che \((1) = (x, y) = \mathbb{Z}\). Allora sappiamo che

\[\exists \alpha, \beta \in \mathbb{Z}: \,\, \alpha x + \beta y = 1\]

Tale espressione prende il nome di identità di Bézut e risulta essere fondamentale nella teoria dei numeri.

Riassumendo, sappiamo che se due numeri \(x\) e \(y\) sono coprimi, allora siamo in grado di trovare una loro combinazione lineare che fa \(1\). In realtà vale anche il vicerversa: se \(\exists \alpha, \beta \in \mathbb{Z}: \alpha x + \beta y = 1\), allora \(x\) e \(y\) sono coprimi. Infatti, se \(\exists a : a \mid x\) e \(a \mid y\), allora \(a \mid (\alpha x + \beta y) = 1\), e quindi \(a \mid 1\). Ma questo vale solamente se \(a\) è \(1\) o \(-1\). Concludiamo che gli unici fattori condivisi fra \(x\) e \(y\) sono quelli banali.


3 Irriducibilità e Primalità

Abbiamo adesso a disposizione gli strumenti adatti per studiare i concetti di irriducibilità, primalità, e le relazioni che intercorrono tra loro.

Iniziamo col concetto più semplice e intuitivo, ovvero quello di elemento irriducibile.


3.1 Elementi Irridicubili

Definizione: Sia \(A\) un anello (commutativo e unitario), e sia \(p \in A\). Diciamo che \(p\) è irriducibile se \(p\) può essere diviso solamente o per gli elementi invertibili di \(A\), oppure per \(p\) moltiplicato un elemento invertibile di \(A\).

Per chiarire il concetto, se \(A = \mathbb{Z}\), il numero \(p = 7\) è irriducibile in quanto gli unici elementi di \(A\) che dividono \(p\) sono \(1, -1, p, -p\). Intuitivamente quindi un elemento è irriducibile se, come la parola suggerisce, non può essere "spezzato" in elementi più elementari ma comunque non banali (come \(1\) e \(-1\)).


3.1.1 Elementi irriducibili in \(\mathbb{K}[X]\)

Sia \(\mathbb{K}[X]\) l'anello dei polinomi sul campo \(\mathbb{K}\). Ricordiamo che \(\mathbb{K}[X]\) è una struttura algebrica contenente tutte le espressioni polinomiali a coefficienti in \(\mathbb{K}\). Formalmente, l'anello dei polinomi è costruito prendendo tutte le successioni a valori in \(\mathbb{K}\) definitivamente nulle, ovvero:

\[\mathbb{K}[X] = \{(k_n)_{n \in \mathbb{N}} : k_n \in \mathbb{K}, k_n = 0 \text{ per quasi tutti gli } n \}\]

Ad esempio, se \(K = \mathbb{Z}\), possiamo associare al polinomio \(5x^3 + 2x - 5\) l'elemento \((-5, 2, 0, 5, 0, 0, 0, ....) \in \mathbb{K}[Z]\). Come si può vedere, ogni elemento di \(\mathbb{K}[X]\) può essere interpretato come un polinomio, e ogni polinomio a cofficienti in \(\mathbb{Z}\) può essere visto come un elemento di \(\mathbb{K}[X]\).

Non continuiamo la costruzione dell'insieme \(\mathbb{K}[X]\), ma notiamo semplicemente che su tale insieme possiamo definire le due tipiche operazioni di somma e prodotto. Tale insieme, con le due operazioni definite, è un anello commutativo e unitario.

Alcune proprietà del campo \(\mathbb{K}\) su cui l'insieme \(\mathbb{K}[X]\) è definito vengono trasmesse anche a \(\mathbb{K}[X]\). In particolare, se \(\mathbb{K}\) è un dominio di integrità, allora gli elementi invertibili di \(\mathbb{K}[X]\) sono tutti e soli gli elementi invertibili di \(\mathbb{K}\). Ricordiamo che un dominio di integrità è un anello commutativo con unità tale che \(0 \neq 1\) in cui il prodotto di due qualsiasi elementi non nulli è un elemento non nullo.

Andiamo adesso a descrivere quali sono gli elementi irriducibili di \(\mathbb{K}[X]\). Sia \(\mathbb{K}^*\) l'insieme degli elementi invertibili di \(\mathbb{K}\). Essendo \(\mathbb{K}\) un campo, abbiamo che \(\mathbb{K}\) è un dominio di integrità, e quindi \(\mathbb{K}^*\) è anche l'insieme degli elementi invertibili di \(\mathbb{K}[X]\). Ora, un polinomio \(p(x) \in \mathbb{K}[X]\) è irriducibile se l'unico modo di fattorizzarlo ha la seguente forma, con \(a \in \mathbb{K}^*\)

\[p(x) = a \cdot (a^{-1} \cdot p(x))\]

Detto altrimenti, un polinomio \(p(x) \in \mathbb{K}[X]\) è irriducibile se non può essere espresso come il prodotto di due polinomi di grado strettamente minore.

Trovare polinomi irriducibili in un qualunque campo \(\mathbb{K}\) è abbastanza difficile. Però, se assumiamo che \(\mathbb{K}\) è un campo algebricamente chiuso, allora le cose si semplificano. Ricordiamo che un campo \(\mathbb{K}\) è algebricamente chiuso se ogni polinomio non costante a coefficienti in \(\mathbb{K}\) ha almeno una radice in \(\mathbb{K}\). Ad esempio, \(\mathbb{R}\) non è algebricamente chiuso, in quanto il polinomio \(3x^3 + 1 = 0\) non è costante ed ha cofficienti in \(\mathbb{R}\), ma le uniche radici sono complesse e non reali. Sia quindi \(K = \bar{K}\) un campo algebricamente chiuso e sia \(f(x) \in K[X]\) con grado \(d > 0\). Dalle assunzioni fatte sappiamo che \(f(x)\) ha sempre almeno una radice in \(\mathbb{K}\). In realtà, dal teorema fondamentale dell'algebra, sappiamo che \(f(x)\) ha \(k\) radici distinte \(a_1, ..., a_k\), ciascuna con molteplicità \(m_1, ..., m_k\), e che \(\sum_{i=1}^{k} m_i = d\). Come conseguenza del Teorema di Ruffini, sappiamo poi che

\[f(x) = a \prod_{i=1}^k {(x - a_i)^{m_i}}\]

dove \(a\) è il coefficiente del termine di grado maggiore. Possiamo quindi vedere che, nel caso di campi algebricamente chiusi, gli unici elementi irriducibili sono tutti e soli polinomi di grado 1. Infatti, quelli di grado 0, le costanti, sono invertibili, mentre quelli di grado \(d > 1\), dall'esistenza di almeno una radice e dal teorema di ruffini, possono sempre essere spezzati come prodotti di polinomi di grado strettamente minore di \(d\), e quindi sono riducibili.


3.2 Elementi Primi

Definizione: Sia \(A\) un anello e sia \(p \in A\) un elemento non invertibile con \(p \neq 0\). \(p\) si dice primo se vale la seguente condizione

\[\forall a, b \in A: p \mid ab, \text{ } p \nmid a \implies p \mid b\]


3.3 Primo Teorema di Euclide

Un fatto notevole che collega le due definizioni è noto come Primo Teorema di Euclide ed è riportato a seguire

Teorema: Sia \(p \in \mathbb{Z}^+\), allora

\[p \text{ è irriducibile } \iff p \text{ è primo}\]

Dimostrazione: procediamo dimostrando i due lati dell'equivalenza.


3.3.1 Primo \(\implies\) Irriducibile

Sia \(A = \mathbb{Z}^{+}\) e sia \(p \in A\) un elemento primo. Siano \(a, b, \in A\) tale che \(p = ab\). Dire che \(p = ab\) è equivalente a dire che \(1p = ab\), ovvero che \(p \mid ab\).

Ora, se \(p \nmid a\), allora, per il fatto che \(p\) è primo, sappiamo che \(p \mid b\). Ma se \(p \mid b\), allora \(\exists h \in A : b = ph\). Considerando anche che \(p = ab\), otteniamo \(p = a(ph)\), e visto che \(A\) è un dominio di integrità e \(p \neq 0\), possiamo dividere per \(p\) in modo da ottenere \(1 = ah\). Abbiamo quindi che \(a\) è un elemento invertibile e \(p\) è stato fattorizzato banalmente.

Se invece \(p \mid a\), ripetendo il ragionamento troviamo nuovamente una fattorizzazione banale di \(p\).

In ogni caso quindi \(p\) può essere fattorizzato solamente in modo banale, ovvero in modo tale che o \(a\) o \(b\) siano elementi invertibili. Da questo concludiamo che \(p\) è un elemento irriducibile.

\[\tag*{$\checkmark$}\]


3.3.2 Irriducibile \(\implies\) Primo

Siano \(a, b, p \in \mathbb{Z}\) con \(p\) irriducibile, \(p \mid ab\) e \(p \nmid a\).

Essendo \(p\) irriducibile, abbiamo che l'unico fattore, non banale, che \(p\) e \(a\) potrebbero condividere è proprio \(p\). Sapendo però che \(p \nmid a\), possiamo escludere anche questo unico fattore. Dunque \(p\) e \(a\) non condiviono fattori, ovvero sono coprimi. Possiamo quindi scrivere \(MCD(p, a) = 1\), e, per quello che abbiamo sull'identità di Bézut, sappiamo che

\[\exists \alpha, \beta \in \mathbb{Z} : \alpha p + \beta a = 1 \]

da \(p \mid ab\) otteniamo poi che \(\exists h \in \mathbb{Z} : ph = ab\). Mettendo tutto assieme troviamo

\[\begin{split} b &= b\cdot1 \\ &= b(\alpha p + \beta a) \\ &= \alpha pb + \beta ab \\ &= \alpha pb + \beta ph \\ &= p(\alpha b + \beta h) \\ &= pk, \quad k \in \mathbb{Z} \end{split}\]

ovvero, \(p \mid b\).

\[\tag*{$\checkmark$}\]

Avendo dimostrato entrambi i lati, abbiamo terminato la dimostrazione.

\[\tag*{$\blacksquare$}\]

Osservazione: Notiamo che, mentre la prima implicazione (primo \(\Rightarrow\) irriducibile) è banale ed è vera in qualsiasi dominio di integrità, l'implicazione opposta (irriducibile \(\Rightarrow\) primo), non è banale, ed è vera solamente negli anelli euclidei in cui è presente l'identità di Bézut. Tra le altre cose, l'unicità della fattorizzazione in \(\mathbb{Z}\) segue direttamente da questa implicazione non banale.


4 Teorema Fondamentale dell'Aritmetica

Andiamo adesso a dimostrare un risultato molto importante, noto anche con il nome di Teorema Fondamentale dell'Aritmetica.

Teorema: Per ogni \(z \in \mathbb{Z}^{+}\) con , \(z > 1\), esiste un \(s \in \mathbb{N}^{++}\) ed esistono \(p_1, p_2, ..., p_s\) tali che

\[z = p_1 \cdot p_2 \cdot \ldots \cdot p_s\]

con \(p_i\) irriducibile \(\forall i = 1,...,s\).

Notiamo che il teorema ha due parti: una afferma l'esistenza della scomposizione, l'altra che tale scomposizione è essenzialmente unica. Per dimostrare l'esistenza si può utilizzare l'induzione forte. Tale risultato è una semplice conseguenza della definizione di elemento irriducibile e vale in qualsiasi anello commutativo e unitario. Per dimostrare l'unicità, invece, si deve utilizzare il fatto che \(\mathbb{Z^{+}}\) è un anello euclideano, e quindi vale il primo teorema di euclide, che afferma l'equivalenza tra gli elementi irriducibili e quelli primi. Per completezza riportiamo tale dimostrazione.


4.1 Esistenza

nil

4.2 Unicità

nil